Lao Tzu
Il viaggio sempre ricomincia, ha sempre da ricominciare, come l'esistenza, e ogni sua annotazione è un prologo...Il viaggio è di per sè un continuo preambolo, un preludio a qualcosa che deve ancora venire e sta sempre dietro l'angolo. Da "L'infinito Viaggiare" di Claudio Magris
Il mare è l’assoluto, intenso fino al punto di diventare talora doloroso. Tra questi colori dell'acqua e della sabbia di granito che la fa splendere d'una candida fosforescenza ci si spoglia di tutto ciò che è banale, accidentale, relativo: si vorrebbe afferrare l'essenza della vita, liberarsi di tutti gli ingranaggi dell'esistenza che ci impediscono di vivere, togliersi di dosso i meccanismi della retorica…è un mare senza sponde, l’Assoluto, spogliato dell’accidentalità. Claudio Magris
7) risultato :
Monte Fior, 7 giugno 1916 - 7 giugno 2020 Anniversario di un episodio certamente famoso ma che per tanti anni, se non in tempi recenti, da parte italiana non é mai stato degnamente commemorato. Il combattimento si inquadra nell'ambito più vasto dell'offensiva austroungarica di primavera lanciata il 15 maggio 1916, da noi conosciuta anche come Strafexpedition, con lo scopo di sfondare le nostre linee operando dal Trentino attraverso gli altipiani di Folgaria, Lavarone ed Asiago e sfociare quindi nella pianura vicentina isolando così il grosso del nostro esercito schierato sul fronte dell' Isonzo. Dopo due settimane di combattimenti e un'avanzata che sembra inarrestabile l'esercito imperiale é vicino al successo. La 6^divisione I.R. si trova sull'altipiano di Asiago di fronte all'acrocoro delle Melette e alla linea difensiva italiana di Monte Fior e Monte Castelgomberto. La conquista di quelle cime consentirebbe uno sbalzo successivo verso Monte Miela, una rapida discesa a Foza e quindi in Valsugana alle spalle delle nostre truppe, conseguendo così un risultato di importanza strategica per lo sbocco in pianura. L'assalto viene affidato all'11^brigata composta da truppe d'élite: il 27°rgt stiriano "Koenig der Belgier" e, in special modo, il 2°rgt bosno-erzegovese il quale, costituito da uomini famosi per la loro tenacia e ferocia in combattimento, risulterà il più decorato fra tutti quelli della Duplice Monarchia. Di fronte ad attenderli ci sono soldati altrettanto valorosi e determinati: gli Alpini dei battaglioni Morbegno, Val Maira, Argentera e Monviso, già provati dai precedenti combattimenti ma decisi a resistere e al loro fianco due battaglioni della gloriosa Brigata Sassari, tutti accorsi velocemente dal fronte dell'Isonzo per difendere questa estrema linea. Il terreno si presta molto bene alla difesa ma non si è avuto tempo sufficiente ad allestire postazioni e ricoveri profondi, soprattutto per resistere ai colpi di grosso calibro dell'artiglieria austriaca, molti uomini sono appostati dietro semplici muretti di pietre o in avvallamenti del terreno. Il 5 giugno viene sferrato il primo assalto, bosniaci e stiriani avanzano coraggiosamente ma vengono inesorabilmente falciati dal fuoco di fucileria e mitragliatrici delle nostre posizioni che si appoggiano reciprocamente, inoltre alcuni colpi dell'artiglieria austriaca cadono corti provocando perdite tra i plotoni di punta. Solo alcuni nuclei di bosniaci giungono alle trincee del Morbegno ma privi di rincalzi vengono massacrati fino all'ultimo nel combattimento all'arma bianca. Sia sul Monte Fior che sul Castelgomberto il nemico viene respinto, un battaglione stiriano deve essere ritirato dalla linea per le gravi perdite subite. Il 6 giugno la nebbia grava sul campo di battaglia non consentendo alcuna operazione. Gli austriaci ne approfittano per organizzare e coordinare meglio il prossimo attacco, gli italiani attendono con ansia mantenendo la massima vigilanza. Il 7 giugno perdura la nebbia fitta, il tiro d'artiglieria non può essere effettuato con efficacia ma gli attaccanti possono avvicinarsi coperti alle nostre posizioni; il 27° punta verso il Castelgomberto, il 2° verso Monte Fior. Per lunghe ore sembra che la nebbia ristagni vanificando per gli imperiali la possibilità di usare l'artiglieria poi alle 18,00 il vento libera le cime, con piena visibilità 74 bocche da fuoco rovesciano un uragano sulle nostre linee. I colpi cadono con effetti devastanti, le perdite tra i nostri sono elevate ma anche la nostra artiglieria risponde al fuoco investendo la fanteria nemica. L'attacco è in pieno svolgimento, mentre gli stiriani cercano di aggirare le posizioni sul Castelgomberto al centro i bosniaci attaccano direttamente Monte Fior. Più di una volta devono arrestarsi di fronte al tiro micidiale delle nostre truppe che nonostante il tremendo fuoco d'artiglieria non cedono le posizioni, ancora gli austriaci battono le nostre linee e il terreno retrostante per interdire rifornimenti e rinforzi. Alle 20,00 dopo un ennesimo bombardamento gli stiriani danno l'assalto alla selletta sottostante il Castelgomberto e vengono ancora respinti da Alpini e Fanti che contrattaccano di slancio. Sul Monte Fior i bosniaci avanzano metro dopo metro sul terreno ripido e scivoloso, le perdite sono altissime, morti e feriti rotolano in basso lungo le balze della montagna ma sono ormai arrivati a portata d'assalto, il tenente colonnello Stefan Duic, comandante del gruppo da combattimento, fa squillare la tromba e con un grido di "Hurrà" i bosniaci si lanciano nelle nostre trincee. Si accende allora un selvaggio corpo a corpo, Alpini e Fanti della Sassari contendono furiosamente ogni metro di terreno al nemico, ben presto il combattimento perde ogni unitarietà d'azione. Gruppi di uomini ansimanti, in preda alla rabbia e alla paura si affrontano, infieriscono senza pietà gli uni sugli altri con i pugnali, il calcio del fucile, le mani nude, le grida di furore si sovrappongono ai gemiti dei feriti. I nostri hanno gettato le ultime riserve nella lotta, continuano a battersi con la forza della disperazione, i pur duri bosniaci, di fronte alla stanchezza e alla ferocia di quel combattimento, stanno per cedere. In quel grave momento il tenente colonnello Duic si lancia personalmente nella mischia, rianima i suoi soldati, strappa loro le ultime energie e li conduce d'impeto verso la cima di Monte Fior. I nostri soldati che ancora si frappongono tra i bosniaci e la quota trigonometrica si fanno massacrare sulle loro posizioni. Alle 20,40 Monte Fior é in mano agli assalitori. Ma quando ormai cala la sera e alla furia degli uomini si aggiunge quella della natura con pioggia, neve e grandine che investono i combattenti, la lotta non é conclusa. Due compagnie della Sassari e due del btg Argentera caricano alla baionetta e pur non riuscendo ad affermarsi sulla cima per l'inferiorità numerica, portano scompiglio ed altre perdite fra i battaglioni bosniaci. Fino a tarda sera continueranno furiosi i combattimenti e, dopo una breve pausa, anche durante la notte ed il giorno successivo. Cadrà anche la cima del Castelgomberto dopo numerosi attacchi e contrattacchi nel corso dei quali perderà la vita l'irredento triestino S.Ten. Guido Brunner, un'altra medaglia d'oro purtroppo alla memoria. Alla fine dei combattimenti la linea italiana si attesta su Monte Miela e Monte Spil e verrà definitivamente rafforzata dalle truppe che si uniranno ad Alpini e Sassarini. La linea di Monte Fior é caduta ma lo slancio delle truppe imperiali é stato stroncato, il 27°rgt stiriano ha subito gravi perdite e ancor di più il 2° bosno-erzegovese che risulta decimato. Ogni ulteriore azione da parte del comando austriaco deve essere sospesa rinunciando a conseguire l'originario obiettivo strategico. Dalle cime conquistate i combattenti austroungarici possono solo guardare quella pianura che non raggiungeranno mai. Ai reggimenti Alpini 2°e 5° fu conferita la medaglia d' argento e il nome di Monte Fior compare anche tra gli altri nella motivazione della prima medaglia d'oro alla Brigata Sassari. Dopo i combattimenti il Tenente Colonnello Stefan Duic riconobbe lealmente: "Valorosi e tenaci, gli Alpini difesero con accanimento ogni pietra, ogni pezzo di trincea, ognuna delle molte mitragliarici, finchè caddero nel combattimento corpo a corpo" Mentre da parte austriaca, da sempre, ogni anno si celebra a Graz il giorno del ricordo per la battaglia di Monte Fior, da parte italiana per moltissimi anni non si é mai avuta alcuna commemorazione o partecipazione ufficiale. Tardivamente, soltanto in anni recenti, é stata organizzata presso Malga Slapeur una cerimonia in ricordo di quei fatti ed alcune nostre rappresentanze d'arma si sono recate a Graz nel giorno del ricordo dove finalmente austriaci, bosniaci ed italiani si sono accomunati ricordando quei giorni sanguinosi in nome dei caduti per un futuro di pace. Sette secoli prima che il Romanticismo rivoluzionasse la percezione occidentale delle montagne e della natura selvaggia, gli artisti cinesi e giapponesi celebravano le qualità spirituali dell'ambiente naturale. Nell'opera "Saggio sulla pittura di paesaggio", il celebre pittore e saggista cinese Guo Xi sostiene che lo scenario naturale "nutre lo spirito dell'uomo". "Il frastuono del polveroso mondo e la chiusura delle abitazioni sono cose che lo spirito dell'uomo di norma aborrisce; mentre le brume, le foschie e gli spiriti che abitano i monti sono le cose cui lo spirito umano tende".
Tratto da "Montagne della Mente", di Robert Macfarlane, Einaudi
…Si inoltrò nel bosco, puntando verso la zona più selvaggia e quasi del tutto sconosciuta. I tronchi sembravano farsi sempre più neri e massicci, la penombra sempre più cupa, il canto degli uccelli sui rami sempre più alto. Era una giornata grigia, con il cielo tutto coperto.
Il cammino era faticoso per il ripido pendio, per i rami secchi ammucchiati per terra, per l’ombra ostile che si addensava sempre più fitta man mano che i due salivano. Risultò ch’era un pomeriggio plumbeo, senza un soffio di vento. Fu così che il colonnello si smarrì nel bosco. Dapprima egli non si diede pensiero, perché era ancora presto. Ma a poco a poco il giorno passava e la selva si faceva sempre più densa. Gli abeti, avvicinandosi la sera, diventavano più grandi. Il colonnello era ormai stanco morto, ma continuava ostinato il cammino. Il sole scese dietro la volta delle nubi, gli uccelli andarono a dormire e le tenebre della notte calarono nei recessi della foresta. Il colonnello si sedette per terra, ai piedi di un abete. Tutto attorno gli stava la selva, l’antichissimo Bosco Vecchio, carico di una misteriosa vita. Il silenzio a poco a poco si riempì di sottili voci. Ma due o tre volte, ci fu anche il vero Silenzio, il solenne silenzio degli antichi boschi, non comparabile con nessun altro al mondo e che pochissimi uomini hanno udito. Dino Buzzati, “Il segreto del Bosco Vecchio” …entrammo dentro una massa di nuvole assai fitte e dense e scure, che anche a breve distanza avevamo apparenza di rocce, ed essa ci restò addosso per circa un miglio di salita; erano vapori brumosi e asciutti, che si protraevano senza soluzione per lunghissimo tratto e del tutto oscuravano il sole e la terra, sicché sembrava di trovarsi piuttosto dentro un mare che dentro le nuvole, finché, sbucati dall’altra parte, uscimmo in un cielo serenissimo, quasi fossimo al di sopra di ogni umana contingenza, e la montagna apparve simile a una grande isola, anziché ad altre alture collegata, giacché non si vedeva che un mare di nuvole spesse che rotolavano sotto di noi come grandissime onde, lasciando di tanto in tanto affiorare la punta di qualche altro monte, che scoprivamo essere molte miglia lontano, e tra varchi delle nuvole, campagne e villaggi della regione sottostante. Questa fu, devo riconoscere, una delle cose più piacevoli, nuove e affatto sorprendenti che io abbia mai visto in vita…
Robert Macfarlane, “Montagne della mente”, Einaudi Così passa la notte montana, in un sogno di bellezza. L'hai guardata mai, riposando nel cuore della montagna, in tutta la sua magnificenza? Sai che cosa può rivelarti, lassù, nel mistero delle altitudini e del tempo, dal tramonto al sorgere del sole che ti riempie di segni e miracoli? Credi a me, siffatte notti non si dimenticano. Ne si dimenticano gli uomini che ci stanno al fianco. La notte passa nel cielo profondo. Riposa, anima mia. Ci sono stati disinganni, delusioni e tu ne hai sofferto? Qualcosa ha tradito le tue speranze e i tuoi desideri? Non scorgi nessuna stella nel tuo cielo, nessuna luce che ti illumini? Cerca di pazientare, dimentica! Tu guardi nel buio della notte e pensi, con affanno e apprensione, a quanti enigmi di vita, di dolore, di morte sono sospesi nella sua ombra indecifrabile. Ma presto il sole nascente manderà il suo segnale infuocato per monti e valli, e tutte le ansie e i fantasmi della notte scompariranno senza lasciare traccia, nella gioia del nuovo giorno. Julius Kugy da "La mia vita. Nel lavoro, per la musica, sui monti" (1931) Editore Eurograf Tarvisio, 2011 E’ curioso trovare per caso in un libro, scritto nel 1863, le stesse sensazioni che ho provato l’anno scorso alla mia prima vista del Monte Màngart e del lago di Fusìne… è però sorprendente scoprire che la splendida illustrazione, disegnata da uno degli autori (il naturalista George C. Churchill), è stata eseguita dallo stesso punto in cui io ho preso, 157 anni dopo, la mia fotografia! “Le gigantesche pareti del Màngart, chiazzate e striate di neve, si levano sublimi, davanti a noi e vi pare di penetrare proprio nel loro cuore. Improvvisamente il rumore del torrente si spegne ed appare un lago silenzioso, immerso nei boschi […] così sprofondato fra le rocce che è difficile raggiungerne le rive; è un luogo di grande solitudine, ove il grandioso scenario circostante appartiene completamente solo a noi […] “Quelle inaccessibili sommità levate in mezzo al cielo” sorgevano proprio di fronte, svanendo dai due lati in una lunga prospettiva, mentre il sole accendeva l’intera vallata in uno splendido spettacolo […] Forse ci sono intorno troppi boschi per poter accettare questa descrizione, ma è certo che gli alberi e il sottobosco contribuiscono in modo notevole a suggerire quel senso di solitudine…”
“The Dolomite Mountains”, si può dire sia il primo testo a vocazione turistica scritto sulle Dolomiti, un meraviglioso viaggio nel tempo. Josiah Gilbert & George C. Churchill, “Le montagne dolomitiche” Escursioni attraverso il Tirolo, la Carinzia, la Carniola e il Friuli nel 1861, 1862 e 1863 |