Corolla delle Ginestre
La “Corolla delle Ginestre” è un affascinante percorso di trekking nell’appennino romagnolo della lunghezza di circa 55 chilometri che si sviluppa sulle colline comprese tra i comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme, tracciato nel 2004 e percorribile in più tappe e adatto a essere percorso anche in mountain bike e a cavallo per la maggior parte del tracciato. Numerosi sono gli aspetti interessanti dal punto di vista paesaggistico, storico e geologico, in quanto lambisce in parte la cosiddetta “vena del gesso” romagnola. I tratti boscosi sono principalmente popolati da faggi, carpini e querce, come le roverelle, mentre gli spazi aperti sono costellati di ginestre. Testimonianze storiche dell’itinerario si trovano nella rocca di monte Battaglia, sulle pendici di Monte Mauro e nel centro di Brisighella. Il tratto da me percorso in due tappe segue la sezione da Borgo Rivola a Brisighella, di grande impatto panoramico, in particolar modo sulla cresta della cosiddetta “Riva del Gesso”, tra il Monte della Volpe e il Capanno Cavara, alle pendici di Monte Mauro. Davvero interessanti anche le vedute attorno al Parco Carnè. Da non perdere una puntata al centro storico di Brisighella.
Per realizzare fotografie e’ stato utilizzato un filtro a infrarosso sulla reflex digitale. Il filtro IR assorbe quasi tutta la luce visibile e permette solo alle lunghezze d'onda dell'infrarosso (sotto i 720 nm) di passare. L’esposizione risulta decisamente “allungata” (il filtro è molto scuro) e data la difficoltà ad inquadrare dal mirino con il filtro montato, è consigliabile posizionare la camera, inquadrare e mettere a fuoco manualmente a infinito, poi montare il filtro ed effettuare la ripresa.
Nella pratica, la radiazione infrarossa e quella visibile vengono spesso riflesse e trasmesse dagli oggetti in modo completamente diverso: la clorofilla presente nel fogliame assorbe una grande quantità di radiazione visibile – la maggior parte della radiazione blu e rossa, riflettendo la radiazione verde - mentre assorbe solo una piccola quantità di IR, quindi riflettendone la maggior parte. I prati e le pareti delle montagne direttamente illuminate dal sole hanno assunto quasi un aspetto da nevicata invernale, mentre nelle zone in ombra l'effetto è quasi nullo. Il limite del visibile all'orizzonte, soprattutto le nuvole e le quinte delle montagne nelle foto IR è arretrato di diversi chilometri.
I risultati ottenuti sono però solo una parziale applicazione della tecnica, in quanto il filtro anti aliasing che riveste il sensore digitale blocca buona parte della radiazione infrarossa, e la sua rimozione comprometterebbe l’uso normale della fotocamera.
Per realizzare fotografie e’ stato utilizzato un filtro a infrarosso sulla reflex digitale. Il filtro IR assorbe quasi tutta la luce visibile e permette solo alle lunghezze d'onda dell'infrarosso (sotto i 720 nm) di passare. L’esposizione risulta decisamente “allungata” (il filtro è molto scuro) e data la difficoltà ad inquadrare dal mirino con il filtro montato, è consigliabile posizionare la camera, inquadrare e mettere a fuoco manualmente a infinito, poi montare il filtro ed effettuare la ripresa.
Nella pratica, la radiazione infrarossa e quella visibile vengono spesso riflesse e trasmesse dagli oggetti in modo completamente diverso: la clorofilla presente nel fogliame assorbe una grande quantità di radiazione visibile – la maggior parte della radiazione blu e rossa, riflettendo la radiazione verde - mentre assorbe solo una piccola quantità di IR, quindi riflettendone la maggior parte. I prati e le pareti delle montagne direttamente illuminate dal sole hanno assunto quasi un aspetto da nevicata invernale, mentre nelle zone in ombra l'effetto è quasi nullo. Il limite del visibile all'orizzonte, soprattutto le nuvole e le quinte delle montagne nelle foto IR è arretrato di diversi chilometri.
I risultati ottenuti sono però solo una parziale applicazione della tecnica, in quanto il filtro anti aliasing che riveste il sensore digitale blocca buona parte della radiazione infrarossa, e la sua rimozione comprometterebbe l’uso normale della fotocamera.