Storia di un abbandono
Palazzo degli specchi - Ferrara
Ancora fino a poco tempo fa questa struttura appariva come una moderna costruzione in vetro e cemento, ma avvicinandosi si intuiva subito che qualcosa non andava...
Questo complesso, di circa 50 mila metri quadri, che avrebbe dovuto essere destinato ad appartamenti, uffici, negozi, un centro direzionale, uffici privati e pubblici, un hotel e un centro sportivo, con parcheggi interrati, e che avrebbe dovuto ospitare almeno 7000 persone, era decisamente moderno per l'epoca e per il contesto in cui si inseriva, ma fu abbandonato poco dopo l'ultimazione dei lavori, e in quasi trent'anni fu utilizzato solo come dimora per qualche clandestino e fu regno incontrastato di writers e vandali, oltre a qualche ladro di materie prime.
La causa di questo declino è da ricondurre a comprovate infiltrazioni mafiose nella committenza, infatti a conclusione di indagini della Criminalpol, poche settimane dopo la chiusura del cantiere, l'intero complesso fu colpito da sequestro giudiziario dell'intera proprietà per un valore presunto di circa 500 miliardi di lire.
Il trascorrere del tempo solidificò l'intero complesso con la sua ineluttabile patina, fatta di polveri, calcare, memorie...
Il degrado diventò il suo sinonimo, diventando un simbolo negativo per la città...
Diversi interventi di controllo e bonifica furono attuati negli anni successivi, con pareri contrastanti nei risultati percepiti...
Il passeggiare nelle immediate prossimità di questo colosso immobiliare, composto di edifici, strade, aree scoperte, in questo stato di immobilismo, e degrado mi ha fatto avvertire un un corto circuito temporale, portandomi fuori dal tempo e dallo spazio, le forme moderniste e surreali mi hanno ricondotto in chiave moderna alle visioni oniriche di De Chirico...
La storia poi sembra cambiare verso.
Nel 2017, quando ormai l'intera struttura sembrava destinata a consolidarsi come un relitto ancestrale, arenato in un'urbanizzazione frettolosa, tipica dell'epoca imprenditoriale degli inquieti anni '90, dopo il perfezionamento di accordi pubblico – privati, la speranza è tornata a fare da padrone: in quelli che ormai possono considerarsi “rovine di lusso”, l'Ammnistrazione Comunale ha spinto per integrare nell'opera di recupero partecipazioni pubbliche come il Social Housing, grazie ad una accordo tra Acer e Cassa Depositi e Prestiti, e ha approvato un piano di recupero frutto di un accordo tra la proprietà e la partecipazione pubblica, destinato a formalizzare il riutilizzo degli immobili esistenti, mediante la ristrutturazione di edifici originariamente destinati a funzioni direzionali attraverso la loro conversione all'uso residenziale, prevedendo un'ipotesi di circa 260 alloggi, proponendo l'offerta della locazione a lungo termine e abbinandola alla disponibilità di servizi di vicinato.
Una storia dei nostri tempi, pare a lieto fine...
Ancora fino a poco tempo fa questa struttura appariva come una moderna costruzione in vetro e cemento, ma avvicinandosi si intuiva subito che qualcosa non andava...
Questo complesso, di circa 50 mila metri quadri, che avrebbe dovuto essere destinato ad appartamenti, uffici, negozi, un centro direzionale, uffici privati e pubblici, un hotel e un centro sportivo, con parcheggi interrati, e che avrebbe dovuto ospitare almeno 7000 persone, era decisamente moderno per l'epoca e per il contesto in cui si inseriva, ma fu abbandonato poco dopo l'ultimazione dei lavori, e in quasi trent'anni fu utilizzato solo come dimora per qualche clandestino e fu regno incontrastato di writers e vandali, oltre a qualche ladro di materie prime.
La causa di questo declino è da ricondurre a comprovate infiltrazioni mafiose nella committenza, infatti a conclusione di indagini della Criminalpol, poche settimane dopo la chiusura del cantiere, l'intero complesso fu colpito da sequestro giudiziario dell'intera proprietà per un valore presunto di circa 500 miliardi di lire.
Il trascorrere del tempo solidificò l'intero complesso con la sua ineluttabile patina, fatta di polveri, calcare, memorie...
Il degrado diventò il suo sinonimo, diventando un simbolo negativo per la città...
Diversi interventi di controllo e bonifica furono attuati negli anni successivi, con pareri contrastanti nei risultati percepiti...
Il passeggiare nelle immediate prossimità di questo colosso immobiliare, composto di edifici, strade, aree scoperte, in questo stato di immobilismo, e degrado mi ha fatto avvertire un un corto circuito temporale, portandomi fuori dal tempo e dallo spazio, le forme moderniste e surreali mi hanno ricondotto in chiave moderna alle visioni oniriche di De Chirico...
La storia poi sembra cambiare verso.
Nel 2017, quando ormai l'intera struttura sembrava destinata a consolidarsi come un relitto ancestrale, arenato in un'urbanizzazione frettolosa, tipica dell'epoca imprenditoriale degli inquieti anni '90, dopo il perfezionamento di accordi pubblico – privati, la speranza è tornata a fare da padrone: in quelli che ormai possono considerarsi “rovine di lusso”, l'Ammnistrazione Comunale ha spinto per integrare nell'opera di recupero partecipazioni pubbliche come il Social Housing, grazie ad una accordo tra Acer e Cassa Depositi e Prestiti, e ha approvato un piano di recupero frutto di un accordo tra la proprietà e la partecipazione pubblica, destinato a formalizzare il riutilizzo degli immobili esistenti, mediante la ristrutturazione di edifici originariamente destinati a funzioni direzionali attraverso la loro conversione all'uso residenziale, prevedendo un'ipotesi di circa 260 alloggi, proponendo l'offerta della locazione a lungo termine e abbinandola alla disponibilità di servizi di vicinato.
Una storia dei nostri tempi, pare a lieto fine...