Nei suoi racconti e romanzi ambientati tra le vie di Ferrara, in un arco di tempo che va dalla fine degli anni Venti alla fine degli anni Quaranta, soprattutto nelle “Cinque Storie”, Giorgio Bassani ha l’originalità di reinventare una città che esiste veramente.
Bassani lascia che la città rimanga come sospesa, immutabile, un luogo incantato che non ha storia, che nelle sue strade, nelle sue costruzioni, nei suoi quartieri mostra quanto poco è cambiato, ricreando una intrigante atmosfera di sospensione tra passato e presente, nella quale si riscoprono, nel dopoguerra, “gli stessi mali del periodo fascista: un torpore morale, una letargia della coscienza, un desiderio di dimenticare e di azzerare la memoria storica e una volontà di ricomporsi poco a poco nel proprio profilo assonnato, decrepito” (cit.Bassani 1974,).
La sua fantasia poggiava sulle solide basi della realtà dei luoghi e dei personaggi della sua epoca. In questo microcosmo, descritto con grande precisione di riferimenti e particolari, ancora oggi possiamo veder agire i suoi personaggi, come su un palcoscenico sempre uguale sul quale gli attori recitano la stessa parte, ma in anni diversi, e li si vede cambiare, senza che all’esterno nulla muti. Lo scrittore, nell’immedesimazione dei racconti, vorrebbe muoverne le coscienze, ma deve subire l’immobilismo morale della città.
Resterà deluso il viaggiatore alla ricerca del giardino dei Finzi-Contini, ma proverà altrettanta sorpresa quando riconoscerà la casa nella quale abitava da sorvegliata Clelia Trotti, la soffitta della casa di via Campofranco nella quale si era confinato il sopravvissuto Geo Josz, il portico di fronte alla "rupe a picco della torre dell'Orologio" del Castello, dove era il Caffè della Borsa, in corso Roma (ora Corso Martiri della Libertà), ove soleva stazionare il gerarca fascista soprannominato "Sciagura", la porta della palazzina di via Gorgadello (oggi via degli Adelardi) dalla quale usciva il Dottor Fadigati, la finestra al cui affaccio passava le giornate Pino Barilari, e quei grandi orti di via Salinguerra che si estendono oltre i rossi muretti fiancheggianti dai due lati la strada, e di cui pochi in città, pur conoscendone l’esistenza, sospettano l’estensione...”.
Bassani lascia che la città rimanga come sospesa, immutabile, un luogo incantato che non ha storia, che nelle sue strade, nelle sue costruzioni, nei suoi quartieri mostra quanto poco è cambiato, ricreando una intrigante atmosfera di sospensione tra passato e presente, nella quale si riscoprono, nel dopoguerra, “gli stessi mali del periodo fascista: un torpore morale, una letargia della coscienza, un desiderio di dimenticare e di azzerare la memoria storica e una volontà di ricomporsi poco a poco nel proprio profilo assonnato, decrepito” (cit.Bassani 1974,).
La sua fantasia poggiava sulle solide basi della realtà dei luoghi e dei personaggi della sua epoca. In questo microcosmo, descritto con grande precisione di riferimenti e particolari, ancora oggi possiamo veder agire i suoi personaggi, come su un palcoscenico sempre uguale sul quale gli attori recitano la stessa parte, ma in anni diversi, e li si vede cambiare, senza che all’esterno nulla muti. Lo scrittore, nell’immedesimazione dei racconti, vorrebbe muoverne le coscienze, ma deve subire l’immobilismo morale della città.
Resterà deluso il viaggiatore alla ricerca del giardino dei Finzi-Contini, ma proverà altrettanta sorpresa quando riconoscerà la casa nella quale abitava da sorvegliata Clelia Trotti, la soffitta della casa di via Campofranco nella quale si era confinato il sopravvissuto Geo Josz, il portico di fronte alla "rupe a picco della torre dell'Orologio" del Castello, dove era il Caffè della Borsa, in corso Roma (ora Corso Martiri della Libertà), ove soleva stazionare il gerarca fascista soprannominato "Sciagura", la porta della palazzina di via Gorgadello (oggi via degli Adelardi) dalla quale usciva il Dottor Fadigati, la finestra al cui affaccio passava le giornate Pino Barilari, e quei grandi orti di via Salinguerra che si estendono oltre i rossi muretti fiancheggianti dai due lati la strada, e di cui pochi in città, pur conoscendone l’esistenza, sospettano l’estensione...”.
Via Salinguerra
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Via Mazzini |
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