Yashica MG-1
La Yashica MG-1 è una fotocamera ad ottica fissa e mirino a telemetro prodotta per un decennio dalla metà degli anni ’70 fino al 1986. E’ l’ultima evoluzione della “Electro 35” di metà degli anni ’60, prima fotocamera a 35 mm con otturatore a controllo elettronico ed esposizione automatica a priorità di diaframmi, una vera rivoluzione per l’epoca.
Della fotocamera originaria, la MG-1 mantiene corpo macchina interamente in metallo ed estetica praticamente invariate, il mirino a telemetro e l’ottica 45 mm Yashinon, ma con apertura massima a f/2.8 anziché f/1.7 e minima a f/16. La cellula dell’esposimetro CDS viene invece spostata sull’ottica anziché come era in origine, sul corpo macchina : questo per garantire una corretta esposizione anche montando filtri sulla lente. Anche l’otturatore, un Copal lamellare, ha tempi di scatto da 2 sec a 1/500, diversamente dalla sua capostipite, che arrivava anche a 1/1000 sec. Durante l’esposizione due spie luminose, sul corpo macchina, o due frecce visibili nel mirino, gialla o rossa a seconda che vi sia sotto o sovra esposizione, aiutano a regolare l’apertura del diaframma. E’ una fotocamera ancora piacevole da usare, soprattutto per la sua facilità e rapidità nell’uso, e come tutte le camere a telemetro (vedi Leica) ha il pregio di essere silenziosa e poco vistosa, quindi adatta alla fotografia di strada o di reportage. La fotocamera era originariamente alimentata con una batteria al mercurio da 5.6 Volts ora non più reperibile, ma il problema si può aggirare con l’utilizzo di una batteria A32PX da 6 Volts, abbastanza simile per dimensioni e voltaggio. La differenza di potenza può provocare un leggero sbilanciamento delle letture esposimetriche, ma utilizzando pellicole negative, che possiedono una tolleranza più elevata di quelle invertibili per diapositive, il problema viene facilmente corretto durante lo sviluppo in laboratorio. Vista con l’occhio di oggi, la sua caratteristica principale, cioè l’esposizione automatica a priorità di diaframmi, può essere vista come una limitazione, perché impostando il diaframma in modo da evitare che si accendano le spie gialla (sottoesposizione o posa su stativo) o rossa (sovraesposizione) non si può sapere qual è il tempo di posa scelto dalla camera, e soprattutto la apertura o chiusura del diaframma per ottenere un’esposizione corretta può compromettere la gestione creativa della profondità di campo (pellicola ISO 200, ambiente con molta luce, posa max 1/500, necessita di un diaframma almeno mediamente chiuso f/8) Di fatto, nell’uso diurno, dato che la massima velocità dell’otturatore è di 1/500 sec, appare evidente che è sconsigliabile usare pellicole troppo veloci, oltre i 400 ISO. Una curiosità : per aggirare la limitazione dell’ottica fissa, erano state messe in commercio due lenti addizionali yashikkor da avvitare sulla filettatura dell’obiettivo come fossero filtri, una grandangolare e una tele, accoppiate ad un mirino ottico bifocale che andava montato sulla slitta portaflash. Vedi alcune immagini riprese con Yashica MG-1 >> |