…entrammo dentro una massa di nuvole assai fitte e dense e scure, che anche a breve distanza avevamo apparenza di rocce, ed essa ci restò addosso per circa un miglio di salita; erano vapori brumosi e asciutti, che si protraevano senza soluzione per lunghissimo tratto e del tutto oscuravano il sole e la terra, sicché sembrava di trovarsi piuttosto dentro un mare che dentro le nuvole, finché, sbucati dall’altra parte, uscimmo in un cielo serenissimo, quasi fossimo al di sopra di ogni umana contingenza, e la montagna apparve simile a una grande isola, anziché ad altre alture collegata, giacché non si vedeva che un mare di nuvole spesse che rotolavano sotto di noi come grandissime onde, lasciando di tanto in tanto affiorare la punta di qualche altro monte, che scoprivamo essere molte miglia lontano, e tra varchi delle nuvole, campagne e villaggi della regione sottostante. Questa fu, devo riconoscere, una delle cose più piacevoli, nuove e affatto sorprendenti che io abbia mai visto in vita…
Robert Macfarlane, “Montagne della mente”, Einaudi
Robert Macfarlane, “Montagne della mente”, Einaudi