Via Campofranco
Nell’attesa che lo stabile di via Campofranco tornasse effettivamente e interamente in suo possesso, Geo Josz parve accontentarsi di occuparne una stanza sola.
Di fare l’ospite insomma. Più che una stanza si trattava in realtà di una specie di granaio posto in cima alla torre merlata che sovrastava la casa: uno spoglio camerino al quale, dopo aver fatto non meno di un centinaio di gradini, e servendosi alla fine di una scaletta in legno, si accedeva direttamente da uno sgabuzzino un tempo adibito a ripostiglio di comodo. Sennonché da quell’altezza, attraverso un’ampia vetrata, fu presto palese che Geo Josz poteva tener dietro a qualsiasi cosa succedesse tanto nel giardino quanto in via Campofranco... Da “Una lapide in via Mazzini” |